[Fonte: Giornale del Regno delle Due Sicilie, 4 agosto 1842]

Alle cinque pomeridiane del soprindicato giorno il Corpo Diplomatico, i Ministri Consiglieri e Segretarj di Stato di S. M. il Re, i Capi di Corte ed altri personaggi di alto grado convennero nella stazione della Strada ferrata fuori porta del Carmine accolti in una sala per attendervi l'arrivo delle LL. MM. il Re e la Regina e la Regina Madre e delle LL. AA. RR. i Principi e le Principesse della Real Famiglia; sala a ciò addobbata con drappi elegantemente disposti e con vaghi festoni di fronde e fiori.

In altra sala venivano ricevute altre ragguardevoli persone invitate.

In quella stazione egualmente che nell'altra di Castellammare musiche militari festeggiavano intanto con allegri concerti l'atto solenne che si compiva, e distaccamenti di Truppa pur vi erano per rendere gli onori alle LL. MM. nel passaggio.

L'augusto Monarca unitamente alle altre Persone Reali col corrispettivo Seguito giunse alle sei alla stazione di Napoli, all'ingresso della quale S. E. il Ministro Segretario di Stato degli Affari Interni ebbe l'onor di riceverla. L'E. S. presentandogli il commendevole Cavalier Bayard, Ingegnere Direttore della strada, i Componenti la Commessione della Società che ha intrapresa l'opera della strada stessa non che il Commessario qui spedito dalla Società medesima sig. Davide. La maestà del Re che fin da principio ha sempre in ispecial modo caldeggiata quest'opera, accolse il loro omaggio molto benignamente, degnandosi di mostrarsi in pari tempo assai compiaciuta de' felici risultamenti delle lor cure.

Quindi, al cenno della M. S., le Reali Persone ascesero nella Carrozza Reale e tutti gli altri personaggi invitati presero i loro posti nelle altre carrozze del Convoglio, il quale tratto da una sola macchina locomotrice a sei ruote, mosse da Napoli per Portici, Torre del Greco e Torre Annunziata a Castellammare senza mai arrestarsi; traversando, cioè, uno spazio di miglia napolitane 14 1/2 (27 chilometri) che fu percorso in 41 minuti, val quanto dire con la velocità di più di venti e un miglio per ora (10 leghe di Francia).

Giunto il Convoglio a Castellammare, ove per S. M. e per la Real Famiglia erasi eretto ed apparecchiato magnifico padiglione, le Reali Persone vi discesero: anche gli altri personaggi smontarono dalle loro carrozze; ed indi a poco il Convoglio fece ritorno alla stazione di Napoli.

Noi non ci faremo a descrivere il bello che questo tratto di strada in sè comprende, bello di natura e di arte, di realità presenti e di rimembranze sublimi. Questo quadro è stato non ha guari dipinto da sì maestra mano che nulla or ci resterebbe da aggiungere. Solo diremo che questo bello stesso anche per chi più lo conosce, anche per chi l'abbia più osservato ed ammirato in ordinarie occasioni, diviene incantevolmente nuovo per chi percorre quella strada con la celerità della locomotiva. È risaputo che chi va celere su cavallo o su barca vede muoversi gli oggetti circostanti. Ma non può facilmente esprimersi al moto e ai differenti aspetti in cui gli oggetti stessi successivamente si mostrano a chi li guarda correndo su la strada ferrata. Il Vesuvio, per esempio, gli appare in tante e si diverse facce che da un istante all'altro più non gli sembra lo stesso monte. La somma velocità del corso presta all'occhio la rapidità della mente, e ciò che la mente più fervida tenterebbe invano rappresentare a se stessa scorrendo a memoria un notissimo tratto di paese, ivi l'occhio in minor tempo lo vede, e la circostante natura fortemente agitandosi al guardo del viandante tutta si anima e vive d'indicibile vita intorno a lui. Egli, quasi diremmo, prova realmente la favoleggiata estasi di Pigmalione nel veder muoversi vivente quella Beltà da lui pur tanto amata prima benchè immobile marmo.

Ma il più bello spettacolo in quella congiuntura lo presentavano le numerose genti, le popolazioni intere de' Comuni pe' quali passava il Convoglio, corse a vederne il passaggio, che stavano affollate nelle strade, ne' balconi, nelle logge, alle finestre delle case, su gli alberi, su i più alti tetti degli edifizj; e nelle cui sembianze ed attitudini vedevansi tutte le possibili svariate forme che possono prendere la curiosità e la meraviglia nelle varie classi, nelle varie età, nelle varie individualità di una immensa moltitudine.

Noi sentivamo magnificarsi per tutto le meraviglie della nostra età, e ciò era troppo giusto. Ma è molto utile intanto il ricordare che queste grandi meraviglie son pure il miglior frutto di tante meditazioni, di tante fatiche, di tante verità e di tanti errori de' secoli passati. Se Aristotele non avesse dato forma al più importante atto dell'umano intelletto, al raziocinio, è probabile che non sarebbe sorto Bacone: e se Bacone non avesse con la sicurezza di uno Spirito disceso dal firmamento prescritti all'intelletto stesso i passi da dare per raggiungere il vero, è pure molto probabile che nè Fulton per mare, nè Stephenson per terra avrebbero fatto volare gli uomini.

Alessandro Tuzza

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