Bibliografia Ferroviaria Italiana

 

Treno 8017. Il più grave disastro ferroviario italiano

 

Articolo di Pietro Spirito, pubblicato in "Linea Treno", Febbraio 1995, pagina 29

 


 

Cronaca
di un disastro
annunciato

di Pietro Spirito

 

Mario Restaino, in un libro di grande interesse storico, Un treno, un'epoca: storia dell'8017 (Melfi, 1994), si cimenta nella ricostruzione delle fasi della tragedia di Balvano, inquadrandola nel periodo in cui si svolge, restituendo al lettore, attraverso ricordi ed immagini, la precarietà di quegli anni difficili.

La tragedia matura nelle condizioni di viaggio di un Paese devastato dalla occupazione e dalla guerra. Due settimane prima dei fatti, il sottosegretario di Stato alle comunicazioni per le ferrovie, la motorizzazione ed i trasporti in concessione, Giovanni Di Raimondo (nel dopoguerra diventerà direttore generale delle Ferrovie) segnalava che il treno bisettimanale per viaggiatori civili Bari-Napoli "si è dimostrato assolutamente insufficiente rispetto alle esigenze della numerosa popolazione delle regioni attraversate".

Sulla stessa tratta, il 10 gennaio 1944, si era verificato un incidente mortale, costato due vite e sei feriti. Così racconta questo episodio, nel suo rapporto, il capitano dei carabinieri Aldo Giannone: "Sportello aperto vettura treno viaggiatori 7144 Polignano-Bari per forte urto contro carro merce fermo, staccavansi ed alcuni viaggiatori, che causa affollamento trovavansi sul predellino, cadevano". C'erano quindi i segnali di una situazione precaria nei collegamenti ferroviari lungo la linea. Ma, in un clima difficile come quello della guerra, era estremamente complesso attivare meccanismi di prevenzione e di intervento. Cosi si arrivò alla tragedia del treno 8017.

La notizia della tragedia rimbalza in Italia da Lisbona soltanto alcuni giorni dopo, con un comunicato della Reuters ripreso dai giornali nazionali. Anche questo dato sta a testimoniare la precarietà dei tempi e la difficoltà con la quale le informazioni circolavano. Mario Restaino, nel suo sforzo di ricostruzione degli eventi, riporta anche brani dall'elenco degli oggetti rinvenuti da persone sconosciute sul treno, dopo la tragedia.

È uno spaccato della povertà di un'Italia divisa, dedita al commercio per la sopravvivenza, largamente condizionata dal mercato nero che era diventato la forma principale di transazione.

Negli oggetti sequestrati dai carabinieri dopo l'incidente si leggono in filigrana le microstorie di quel tempo: 28 kg di salsa sfusa, 25 kg di salsa in lattine, 50 kg di frutta, 15 scatolette di salsa, 15 kg di tabacco in foglie, 22,7 kg di sigari toscani, 3 kg di sigari di Roma, 19 kg di sigari toscani e mezzi sigari, 6,25 kg di fiammiferi di zolfo.

In una notte di marzo del 1944 l'incidente di Balvano spezzò quel commercio e tante vite umane. Ne rimane oggi, anche grazie al pregevole lavoro di Restaino, la memoria. Al libro mancano le relazioni tecniche delle Ferrovie dello Stato e i documenti del governo alleato. L'autore ha cercato, senza riuscirvi, di consultarli. È una ricerca che varrebbe la pena di continuare.